إيمان الوزير باللغة الإيطالية
عن قصيدتها تقاسيم الوطن
هنيئا للجميع.
Dall’Arabia Saudita
Iman Al Wazir
Scrittrice giornalista
Direttora della rivista araba Adabiyyat
Traduzione a cura di Asma Gherib
,I miei occhi
;un’eclissi cadente su ciò che è rimasto degli specchi
le loro maschere s’intravedevano da lontano
.salmodiavano i lamenti e asciugavano il resto dei frammenti
,Una maschera che indossa una maschera
,una maschera che mette molto maschere
mentre io la abbracciavo come
una boscaglia rinfrescata
.dalle gocce della pioggia
I miei passi
si sono smarriti durante
;le stagioni autunnali
camminai molto
,senza luce
,senza erba
,senza vita
….e senza
La mia voce
traballa ubriaca durante
,le tempeste invernali
la paura la invade
ma io come faccio ad ucciderla
?con il pugnale di un neonato
Le mie lettere camminano carponi
,e sbagliano strada
dormono su impiccati marciapiedi
e l’eco della tua voce erra chiedendo
?ai passanti: dov’è la strada
Il mio corpo
indossa un largo vestito
si nasconde dietro le mura del silenzio
,da occhi che cercano una sigaretta e un fiammifero
per bruciare i lamenti
…e soffiarli sui muri di una poesia
,Tu non sarai me
lasciate dunque il cielo al suo posto
.lasciate che il passato abbracci l’orizzonte
!Quello non era il mio vestito
Perché io non sono che una patria
e il mio vestito non è che
un mistico che prega dentro
il santuario della patria
عن قصيدتها تقاسيم الوطن
هنيئا للجميع.
Dall’Arabia Saudita
Iman Al Wazir
Scrittrice giornalista
Direttora della rivista araba Adabiyyat
Traduzione a cura di Asma Gherib
,I miei occhi
;un’eclissi cadente su ciò che è rimasto degli specchi
le loro maschere s’intravedevano da lontano
.salmodiavano i lamenti e asciugavano il resto dei frammenti
,Una maschera che indossa una maschera
,una maschera che mette molto maschere
mentre io la abbracciavo come
una boscaglia rinfrescata
.dalle gocce della pioggia
I miei passi
si sono smarriti durante
;le stagioni autunnali
camminai molto
,senza luce
,senza erba
,senza vita
….e senza
La mia voce
traballa ubriaca durante
,le tempeste invernali
la paura la invade
ma io come faccio ad ucciderla
?con il pugnale di un neonato
Le mie lettere camminano carponi
,e sbagliano strada
dormono su impiccati marciapiedi
e l’eco della tua voce erra chiedendo
?ai passanti: dov’è la strada
Il mio corpo
indossa un largo vestito
si nasconde dietro le mura del silenzio
,da occhi che cercano una sigaretta e un fiammifero
per bruciare i lamenti
…e soffiarli sui muri di una poesia
,Tu non sarai me
lasciate dunque il cielo al suo posto
.lasciate che il passato abbracci l’orizzonte
!Quello non era il mio vestito
Perché io non sono che una patria
e il mio vestito non è che
un mistico che prega dentro
il santuario della patria
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