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lunedì, marzo 30, 2009
lunedì, marzo 23, 2009
dizionario italiano - arabo
الى كل من يحب تعلم اللغة الايطالية
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Guida all'uso del vocabulario della lingua italiana
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mercoledì, marzo 18, 2009
Glossario italiano arabo specializzato
Benvenuti,
in poche parole; questo sito Vi offre:
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• Forum per gli interessati della lingua araba e quella italiana
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giovedì, marzo 12, 2009
Il razzismo
Il razzismo
Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog,
oggi affrontiamo un argomento di grande attualità:
il razzismo. L’argomento è presentato come
un dialogo all’interno di una classe di stranieri.
Spero che, le diverse idee e i diversi punti di vista
possano essere utili per alcune riflessioni personali
e per condividere un cammino che accumuna
tutti i popoli e le razze del nostro pianeta.
Purtroppo sono molto diffusi atteggiamenti xenofobi
o che rasentano il razzismo, anche se attuati solo da una minoranza.
Professore: Buon giorno ragazzi,
come state? Siete stanchi?
Avete bisogno di due minuti di pausa tra una lezione e l’altra?
Bene, vedo che siete pronti. Allora affronteremo l’argomento odierno.
Oggi parleremo del razzismo.
Che cosa è il razzismo secondo voi?
Su coraggio, non abbiate paura.
Ricordate che in classe, se non parlate, perdete un’occasione.
Frank: Il razzismo per me è quando due persone o gruppi di persone non vanno d’accordo!
Mark: Per me il razzismo è paura e ignoranza!
Ismil: Il razzismo c’è quando si è troppi in poco spazio!
Joy: Il razzismo c’è quando, invece della curiosità di conoscere,
subentra la diffidenza
e l’arrogante convinzione di essere superiori alle altre persone.
Professore: Bene, ragazzi, bravi.
Il razzismo in molti casi non ha niente a che fare con la razza.
In Italia esistono atteggiamenti razzisti verso gli stessi connazionali,
per esempio tra cittadini del nord e del sud del nostro Paese.
Come se qualche chilometro di distanza potesse rendere
qualcuno superiore o inferiore! La domanda che vi faccio è la seguente:
come si pu?
abbattere, secondo voi, il razzismo
e il sentimento di odio che lo accompagna?
(I ragazzi rimangono per un po’ in silenzio)
Mahlt: Ballando tutti insieme? (Risata generale)
Professore: Buona idea, Mahlt. Bisogna scegliere per?
una musica che piaccia a tutti.
Non credi? Certo, non c’è un una bacchetta magica contro il razzismo,
ma di sicuro la cultura è utile per comprendere
alcuni aspetti del fenomeno e abbattere i sentimenti che lo accompagnano.
Lo studio delle lingue è fondamentale per abituare al diverso,
per imparare a conoscere.
Bisogna scoprire che nel prossimo non si nasconde
un nemico ma anche un possibile amico.
Sapevate che è difficile che chi conosce più lingue covi sentimenti di razzismo?
Maggiore è la nostra cultura, maggiore
è la capacità di comunicare con chi è diverso da noi:
il razzismo invece è una chiara dimostrazione di ignoranza.
Si è constatato che chi è intollerante
nei confronti degli stranieri raramente conosce
un’altra lingua o ha viaggiato nel mondo.
Non conosce neanche bene le persone che dice di odiare!
Bisogna abituarci al diverso.
Le famiglie e la scuola devono
insegnare ai ragazzi come vedere il prossimo con curiosità.
I confini non sono solo da difendere, ma anche da scavalcare,
per conoscere il resto del mondo.
Shrank: Ma bisogna essere nazionalisti oggi!
Bisogna proteggere la propria terra:
troppi immigrati ci minacciano.
Professore: Carissimo Shrank, non bisogna essere nazionalisti ma patriottici.
Cioè bisogna giustamente amare la propria patria e la propria cultura.
Ma non per questo bisogna disprezzare gli altri.
Non dobbiamo difendere la nostra patria solo con le armi,
ma dobbiamo anche costruire un’immagine positiva del nostro Paese.
L’ospitalità e la gentilezza verso gli stranieri distinguono i popoli più civili.
Questo non vuol dire essere indulgenti verso chi si comporta male.
I criminali vanno fermati e puniti, siano italiani o stranieri.
Ma non è giusto attribuire a un intero popolo
le responsabilità penali che riguardano
solo la persona che commette un reato.
Amare la propria patria non significa aggredire tutti gli stranieri,
anzi al contrario questo atteggiamento provoca il discredito della nostra nazione.
Amare la propria patria significa innanzitutto essere onesti,
aiutare il prossimo, non inquinare l’ambiente,
studiare per poi contribuire con il proprio lavoro al benessere collettivo.
Sandry: Professore, se studi e poi viene un’altra persona a prendere il tuo lavoro?
Professore: Se sei veramente preparato bene,
potresti essere proprio tu a lasciare l’Italia per andare a guadagnare di più altrove…
La cosa ridicola è che, nell’ultimo secolo,
moltissimi italiani sono andati "a rubare lavoro"
all’estero e adesso invece si lamentano se gli altri vengono qui.
Il vero problema è la disparità di ricchezza tra i diversi Paesi.
Quando l’Italia era più povera,
milioni di nostri connazionali sono andati a cercare lavoro all’estero.
Nessun altro popolo ha avuto nel Novecento
tanti emigranti quanti quello italiano.
Gli italiani poveri andavano in Germania
o negli Stati uniti a fare i lavori più umili
che i cittadini di quei Paesi non volevano più fare.
Adesso, invece l’Italia è più ricca di nazioni dell’Africa,
dell’Asia, dell’America del sud o dell’Europa dell’est.
Quindi le persone di quei Paesi possono
sperare di guadagnare molti più soldi in Italia,
rispetto a quello che prenderebbero da loro.
La povertà e la voglia di benessere
li spingono a lasciare la loro patria e ad andare all’estero.
Finché vi sono queste differenze economiche,
sarà molto difficile contenere l’esodo di queste persone.
Intanto, bisogna controllare i flussi migratori
e soprattutto evitare l’ingresso di clandestini:
spesso questi sono sfruttati in condizioni disumane,
con lavoro nero e senza alcuna garanzia.
Lo stipendio di un lavoratore clandestino
è molto minore di un quello di un italiano
o di uno straniero messi in regola con contratto.
Per evitare la continua entrata illegale
di persone bisogna punire anche chi offre
lavoro ai clandestini,
con controlli nelle aziende che speculano
sulla manodopera in nero e cos?
si avvantaggiano rispetto alle aziende oneste.
Inoltre, proprio trai clandestini si nascondono i peggiori criminali,
che stanno terrorizzando gli italiani con furti, violenze e stupri.
In questo periodo di crisi economica,
non dobbiamo diventare un paese razzista e chiuso:
cos?
ci attenderebbe un futuro fatto di odio
e ignoranza. Invece,
ci possiamo riprendere economicamente
solo se investiamo nella cultura e nella scuola.
Ora rispondi alle seguenti domande!
Che cosa è per te il razzismo?
Come si pu? risolvere la paura del diverso?
Sei mai stato vittima di razzismo?
Pensi che l’Italia sia un Paese razzista? Perché?
Cosa si pensa nel tuo Paese di origine degli stranieri?
Come vengono accolti?
i proverbi
i proverbi
Care lettrici e cari lettori di intercultura Blog,
oggi parleremo dei proverbi. Chi di voi non conosce un proverbio
e lo ha utilizzato, magari per concludere un discorso ?
I proverbi rappresentano una saggezza popolare indiscussa
tramandata da generazione a generazione.
I proverbi popolari sono spesso anonimi.
A volte sembra si contraddicano,
come per esempio "Chi fa da sé, fa per tre" e "L’unione fa la forza",
ma se contestualizzati hanno il loro senso.
In Germania, terra di grande tradizione di proverbi,
vengono definiti "Sprichwort", "parola che parla",
cioè che non ha bisogno di nessuna ulteriore spiegazione.
Il proverbio è spesso un ottimo modo
per troncare o iniziare una chiacchierata o discussione.
Al fine dell’apprendimento della lingua seconda
o straniera, i proverbi risultano essere molto
utili poiché possono essere
utilizzati all’inizio di un’unità didattica
o per concludere la stessa "lezione".
In questo modo, oltre a imparare nuovi vocaboli,
la classe viene a contatto con la cultura della lingua
che si studia, direttamente dalla fonte popolare del proverbio.
Sarà dunque opportuno selezionare proverbi di sicura
provenienza e di un livello consono alla classe.
Ecco una breve selezione di alcuni proverbi.
Buon lavoro e che la saggezza dei proverbi sia sempre con noi!
Prof. Valerio Giacalone
"Can che abbaia non morde", cioè "chi minaccia non è pericoloso"
"Una rondine non fa primavera" "Non è tutto oro quello che luccica",
"i vantaggi non sono subito evidenti"
"Chi non risica, non rosica", cioè "senza rischi e impegni, non si ottengono risultati"
"Chi la fa, l’aspetti" "la persona che fa un torto non si deve lamentare se poi lo subisce"
"Ciò che semini, raccogli" "bisogna impegnarsi per ottenere risultati"
"A caval donato non si guarda in bocca" "non si giudicano i regali"
"Chi rompe paga e i cocci sono suoi" "chi fa un danno,
lo risarcisce e si tiene l’oggetto danneggiato"
"Chi si accontenta, gode" "bisogna avere obbiettivi modesti"
"Le bugie hanno le gambe corte" "è facile scoprire una bugia"
"Non sputare sul piatto dove mangi"
"non bisogna disprezzare ciò che si usa"
"Il lupo perde il pelo ma non il vizio"
"le persone cattive alla fine non cambiano"
"Uomo avvisato, mezzo salvato"
"se si capisce un consiglio, si evita un problema"
"Chi si loda si imbroda" "non bisogna vantarsi"
Ora rispondi alle seguenti domande
- Usi proverbi solitamente quando parli?
- In quale occasione usi proverbi?
- Qual è il tuo proverbio preferito?
- Come vengono definiti nella tua lingua i proverbi?
L’imperfetto
L’imperfetto
Oggi parliamo del tempo “imperfetto” del modo “indicativo”. È un tempo che si usa per indicare un’azione che è collocata nel passato e considerata nella sua durata, nel suo svolgimento e quindi non ancora conclusa: mentre studiavo, Giorgio mi ha telefonato.
L’imperfetto si usa inoltre:
-
per esprimere un’azione che si ripeteva abitualmente nel passato: tutti i giorni prendevo l’autobus alle 8.00;
-
nelle descrizioni: c’era un sole splendido e il mare era tranquillo;
- nelle narrazioni, al posto del passato remoto, per richiamare l’attenzione del lettore sull’azione: tre navi si avvicinavano al porto, la città bruciava e i suoi abitanti si davano alla fuga . (In questo caso si parla di “imperfetto storico” o, vista la sua particolare diffusione nella cronaca giornalistica, di “imperfetto cronistico”);
- per esprimere nel passato azioni in svolgimento, interrotte da altre, espresse o al passato prossimo o al passato remoto: parlavo con te, quando ho sentito suonare il campanello.
Dopo aver spiegato agli studenti della mia classe la forma e gli usi del tempo “imperfetto”, ho chiesto loro di scrivere un tema usando questo tempo verbale. Trascrivo di seguito (senza correggere gli errori che sono presenti) quello di un alunno ucraino arrivato in Italia a ottobre 2008. Il titolo assegnato era:
“Immagina di essere un elemento della natura. Descrivi ciò che vedi e che senti. Usa il tempo imperfetto”.
In una foresta verde, piena di fiori, uccelli, piante e alberi possenti, c’era un’armonia tranquilla. E poi ho cominciato a parlare. Ero una pigna, una piccola e insignificante pigna tra le tante. Non sapevo quando sarei caduta giù. E questo mi faceva vivere ogni giorno come l’ultimo. Mi piaceva il canto degli uccelli, il soffio del vento, gli animali che vivevano con me. C’erano dei giorni in cui mi sentivo da sola e sentivo tutto il mondo dentro di me. Mi piaceva quando ogni tanto qualche famiglia veniva a sedersi sotto il mio albero. Guardavo con attenzione che cosa facevano e notavo ogni dettaglio: i sorrisi, i movimenti, i baci. Erano felici. Li chiamano sentimenti ma ero una pigna e non capivo, non provavo queste cose. Ero così molto triste, perché anche io volevo provare quei sentimenti, volevo essere amata.
“Ma che cosa mi sta succedendo? Sono così leggera. È arrivato il mio momento, sto cadendo”. Dopo qualche secondo, ho sentito che qualcuno si stava avvicinando. La terra mi sembrava fredda e umida ma, dopo che mi ha raccolto un ragazzo, mi sono sentita ancora leggera. Lui mi ha detto:”Che bella!”. Non mi interessava che cosa significavano quelle parole, ma erano bellissime prima della morte.
L’imperfetto
Indica correttamente se le seguenti frasi sono giuste o sbagliate
giovedì, marzo 05, 2009
Il Bambino Con Il Pigiama A Righe (2008) ita
Il bambino con il pigiama a righe arriva nelle sale italiane il 19 dicembre. Alla regia del britannico Mark Herman, tratto dall’omonimo best seller di John Boyne, offre una prospettiva diversa sugli effetti del pregiudizio, dell’odio e della violenza sulle persone innocenti, in particolare i ragazzi.
Lo sfondo è quello dell’Olocausto.
Bruno è un bambino di otto anni figlio di un ufficiale nazista, la cui promozione porta la famiglia a trasferirsi dalla comoda casa di Berlino in un’area desolata. È così che, incurante delle continue raccomandazioni della madre, decide di esplorare il giardino posteriore e di spingersi verso la “fattoria” lì vicino, dove incontra Shmuel (Jack Scanlon), un coetaneo “dal pigiama a strisce” che vive una vita totalmente diversa dalla sua dall’altra parte del filo spinato. Un incontro che conduce Bruno dall’innocenza a una consapevolezza maggiore del mondo degli adulti che li circonda…
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A&V 8/10
Il Bambino Con Il Pigiama A Righe (2008) ita
Il bambino con il pigiama a righe arriva nelle sale italiane il 19 dicembre. Alla regia del britannico Mark Herman, tratto dall’omonimo best seller di John Boyne, offre una prospettiva diversa sugli effetti del pregiudizio, dell’odio e della violenza sulle persone innocenti, in particolare i ragazzi.
Lo sfondo è quello dell’Olocausto.
Bruno è un bambino di otto anni figlio di un ufficiale nazista, la cui promozione porta la famiglia a trasferirsi dalla comoda casa di Berlino in un’area desolata. È così che, incurante delle continue raccomandazioni della madre, decide di esplorare il giardino posteriore e di spingersi verso la “fattoria” lì vicino, dove incontra Shmuel (Jack Scanlon), un coetaneo “dal pigiama a strisce” che vive una vita totalmente diversa dalla sua dall’altra parte del filo spinato. Un incontro che conduce Bruno dall’innocenza a una consapevolezza maggiore del mondo degli adulti che li circonda…
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