Al seno o con il biberon
ore di nutrire un neonato
che dargli il latte materno.
Questo è il giudizio unanime di pediatri
e nutrizionisti, che ha spazzato ogni
dubbio in merito.
Negli anni Sessanta ci fu il boom del latte
artificiale e molte mamme
si convinsero che il loro latte
non era abbastanza nutriente,
passando così al biberon.
Molti studi ormai hanno chiarito
che il latte materno è un alimento perfetto,
in grado di modificarsi 0
a seconda delle esigenze del bambino.
Si modifica persino nel corso
della stessa poppata
(all’inizio è più ricco di zuccheri, poi di grassi)
, della giornata, e dei mesi.
Addirittura si è visto che il latte delle mamme
che partoriscono prematuramente è diverso,
più ricco di sostanze adatte
a un piccolo nato in anticipo.
Tuttavia, non tutte le donne hanno
la possibilità di nutrire al seno il loro bebè.
A parte una questione di scelta,
ci sono anche degli impedimenti
di tipo fisico come alcune malattie virali
(per esempio alcuni tipi di epatite C),
una miopia molto elevata,
la mancata produzione di latte,
che impongono il ricorso al latte artificiale.
Le formule adattate sono oggi
dei validi sostituti del latte materno,
che rimane comunque ineguagliabile.
Il latte artificiale viene ottenuto
da quello di mucca opportunamente modificato.
Viene abbassata la quota di proteine
(che nel latte vaccino sono troppe
e affaticherebbero i reni del piccolo)
e vengono aggiunti oli vegetali,
minerali e vitamine.
Uno dei timori che pesano sull’allattamento
artificiale è che non protegga dalle infezioni
così come fa il latte della mamma.
In effetti con le formule
adattate il piccolo non riceve
le cellule immunitarie contenute nell’alimento
materno, ma questo non vuol dire
che un bebè allattato artificialmente sia
destinato necessariamente
a contrarre più infezioni.
Dopo i primi mesi di vita,
l’organismo del piccolo impara
a difendersi autonomamente,
in modo indipendente
dal tipo di alimentazione ricevuta.
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