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giovedì, ottobre 06, 2011

I nomi e gli aggettivi alterati




Cari lettori e care lettrici di blog, oggi parleremo dei nomi alterati, infatti l’aggiunta di particolari suffissi alla radice di un nome o di un aggetttivo introduce delle modifiche in relazione alla quantità, alla qualità, al giudizio di valore, senza cambiare il significato principale della parola. Per esempio la parola "libro" ha gli alterati "librino", "libruccio", "librone", "libraccio" ecc., i quali indicano sempre lo stesso oggetto, ma specificano allo stesso tempo che si tratta di un libro "piccolo", "grazioso", "grande", "di poco valore" ecc. Vedremo dunque come si formano gli alterati e quali sono i principali suffissi alterativi in italiano.

Buona lettura!

Prof. Anna

La differenza di significato degli alterati rispetto alla parola base riguarda la quantità (piccolezza/grandezza) e la qualità (positività/negatività); quindi determinati suffissi possono far assumere a un nome una qualità che lo fa apparire piccolo (suffissi diminutivi ⇒ scarpina); grande (suffissi accrescitivi ⇒ scarpona); grazioso (suffissi vezzeggiativi ⇒ scarpuccia); brutto o vecchio (suffissi dispregiativi ⇒ scarpaccia), ci possono essere anche suffissi attenuativi, cioè che attenuano il significato, usati soprattutto con aggettivi riferiti ai colori (rosso ⇒ rossiccio).

Il giudizio di qualità è spesso soggettivo, nell’uso di questo tipo di alterati ha quindi un ruolo fondamentale l’affettività, cioè la disposizione emotiva, il sentimento personale di chi parla, per esempio "filmuccio" può significare, a seconda dei contesti, un "film carino" o "un film privo di valore".

FORMAZIONE DEGLI ALTERATI

Per formare un nome o un aggettivo alterato bisogna aggiungere alla radice del nome o dell’aggettivo il suffisso alterativo. Per determinare la radice di un nome o aggettivo basta eliminare la desinenza, per esempio:

casa⇒cas- (radice);

ora si possono aggiungere i suffissi: casina (casa piccola); casona (casa grande); casaccia (casa brutta); casuccia (casa graziosa).

I suffissi vanno concordati con il nome prendendone lo stesso genere e lo stesso numero.

SUFFISSI ALTERATIVI PIÙ COMUNI

DIMINUTIVI ACCRESCITIVI VEZZEGGIATIVI DISPREGIATIVI ATTENUATIVI

-ino:

mamma⇒

mammina; pensiero⇒

pensierino; bello⇒

bellino

-one:

ragazzo⇒

ragazzone;

pigro⇒

pigrone

-uccio:

casa⇒

casuccia;

cavallo⇒

cavalluccio

-uccio:

avvocato⇒

avvocatuccio

-iccio (riferito ad aggettivi, soprattutto che indicano colori):

bianco⇒

bianchiccio

-etto:

bacio⇒

bacetto;

piccolo⇒

piccoletto

-acchione: volpe⇒

volpacchione

-acchione:

matto⇒

mattacchione

-acchione:

furbo⇒

furbacchione

-igno:

aspro⇒

asprigno

-otto:

ragazzo⇒

ragazzotto;

può indicare un cucciolo di animale: lepre⇒leprotto

-acchiotto:

lupo⇒

lupacchiotto;

furbo⇒

furbacchiotto

-otto:

contadino⇒

contadinotto;

ragazzo⇒

ragazzotto

-ognolo:

azzurro⇒

azzurrognolo

-ello:

albero⇒

alberello;

paese⇒

paesello

-accio:

coltello⇒

coltellaccio;

ragazza⇒

ragazzaccia

-occio:

bello⇒

belloccio

-iciattolo:

fiume⇒

fiumiciattolo;

febbre⇒

febbriciattola



-iciattolo:

libro⇒

libriciattolo;

mostro⇒

mostriciattolo

-astro (quando è un aggettivo):

giallo⇒

giallastro

-icci(u)olo:

festa⇒

festicci(u)ola;

porto⇒

porticciolo


-icci(u)olo:

donna⇒

donnicci(u)ola

-(u)olo:

faccenda⇒

faccenduola; poesia⇒

poesiola

-astro:

madico⇒

medicastro;

poeta⇒

poetastro

Seleziona la risposta corretta fra quelle disponibili. Se rispondi bene, vedrai lo sfondo diventare di colore verde.

  1. Il dispregiativo di -giornata- è:
    • giornatina
    • giornataccia
    • giornatona
  2. Il diminutivo di -topo- è:
    • topino
    • topone
    • topastro
  3. Il vezzeggiativo di -letto- è:
    • lettaccio
    • lettuccio
    • lettone
  4. -Gattastro- è un alterato:
    • diminutivo
    • vezzeggiativo
    • dispregiativo
  5. La parola -bottone- è:
    • un alterato accrescitivo
    • non è un alterato
    • un alterato dispregiativo
  6. Per esprimere il concetto di -brutto tempo- userò:
    • tempone
    • tempuccio
    • tempaccio
  7. Una -piccola montagna- è una:
    • montagnola
    • montagnuccia
    • montagnona
  8. L'aggettivo -rossiccio- è un alterato:
    • vezzeggiativo
    • attenuativo
    • diminutivo
  9. Una -piccola camera- è una:
    • cameretta
    • cameruccia
    • camerona
  10. Un -asinello- è:
    • un asino grande
    • un asino piccolo
    • un asino carino

7 commenti all'articolo “I nomi e gli aggettivi alterati”

  1. Marta dice:

    Cara Anna: Grazie per questa lettura. Ho imparato qualcosa che non sapevo. Peccato che la tavola con i suffusi no si può leggere completamente perché la quinta colona, Attenuativi, è sopra la colona verde con il commenti recenti.

    Sarebbe possibile muovere questa tavolina un poco a sinistra?

    Saluti,
    Marta

  2. Prof. Anna dice:

    Cara Marta, grazie della segnalazione, faremo il possibile per risolvere il problema.
    A presto
    Prof. Anna

  3. Yana dice:

    Grazie tanto per il blog dove fate le spiegazioni che sono sintetiche e facili da capire. Ma secondo me manca la versione stampabile di ogni articolo. E’ possibile aggiungerla?

  4. Prof. Anna dice:

    Cara Yana, cercheremo di soddisfare la tua richiesta.
    A presto
    Prof. Anna

  5. Esperanze dice:

    Grazie tanti per le spiegazioni che sono sintetiche e facili da capire. Saluti

  6. Elisa dice:

    Ciao mi potete fare gli alterati di questi aggettivi qualificativi:
    Bianco
    Sapinte
    azzurro
    ricco
    pallido
    verde
    grasso
    piccolo
    anziano
    amaro
    dolce
    giallo
    smorfioso
    magro
    grande
    rotondo
    bello
    freddo
    goloso
    simpatico
    basso
    pigro
    paffuto

  7. Prof. Anna dice:

    Cara Elisa, posso farti qualche esempio: bellino; verdastro; riccone; ora prova da sola!
    A presto
    Prof. Anna

L’interiezione


Cari lettori e care lettrici di blog, a volte, per comunicare, non abbiamo bisogno solo di parole, ma anche di espressioni che hanno la capacità di esprimere in maniera diretta una reazione improvvisa dell’animo, ed è per questo che utilizziamo l’interiezione.

Vediamo insieme di che cosa si tratta.

Buona lettura!

Prof. Anna

L’interiezione è una parte invaribile del discorso, usata per esprimere un’emozione (gioia, dolore, sorpresa, sdegno, paura) o per formulare un ordine, un saluto, un richiamo.

A differenza delle altre parti del discorso, l’interiezione non ha legami sintattici con le parole che la precedono e la seguono.

Grazie alla loro immediatezza comunicativa le interiezioni sono tipiche della lingua parlata, dove possono assumere, a seconda dell’intonazione e del contesto nel quale vengono utilizzate, molteplici significati, per lo stesso motivo l’uso delle interiezioni si addice di più ad un contesto in cui siamo liberi di esprimere la nostra soggettività, mentre è meglio ridurne l’uso in contesti formali.

Distinguiamo tra interiezioni proprie, improprie e locuzioni interiettive.

Le interiezioni proprie: si chiamano così perchè hanno soltanto questa funzione, molto spesso contengono la lettera h in posizione finale o in mezzo, che serve a evitare confusioni con altre congiunzioni (per esempio e, eh): ah!, eh!, oh!, ahi!, ehi!, ohi!, mah!, urrà!, ahimè!, ohimè!, ecc..

Le interiezioni improprie: sono dette improprie perchè in origine hanno altre funzioni (sostantivi, aggettivi, avverbi, verbi) e sono secondariamente usate con valore di interiezione, per esempio: basta! bene! bravo! coraggio! giusto! peccato! presto! via! viva! zitto!, queste espressioni agiscono sul destinatario del messaggio, altre servono per attivare la comunicazione: come?, senti!, pronto?.

Le locuzioni interiettive: sono chiamate così perchè sono formate da gruppi di parole o da vere e proprie frasi: Dio mio!, santo cielo!, ora basta!, poveri noi!, per carità!, si figuri!, mi faccia il piacere!, neanche per sogno!.

Come si può notare dagli esempi, le interiezioni sono spesso seguite dal punto eslamativo o dal punto interrogativo, per accentuare l’espressione di meraviglia, di stupore o di incredulità.

SIGNIFICATO DELLE PRINCIPALI INTERIEZIONI PROPRIE E IMPROPRIE

- ah → esprime dolore: ah, che disastro!, o sorpresa: ah, sei tu!; se ripetuta (ah! ah!) riproduce il suono di una risata;

- ahi → esprime dolore fisico o spirituale: ahi, mi sono punto con uno spillo! ahi, ahi, che brutta situazione!;

- bah → esprime perplessità, dubbio, incertezza: bah, non so cosa dirti!, può anche esprimere disgusto: bah, che schifo queste caramelle!;

- beh? → si usa per domandare perchè hai detto o fatto qualcosa;

- boh → esprime incertezza, significa "non lo so": "Di che cosa parla quel film?" "Boh!";

- eh → può esprimere un rimprovero o disapprovazione: eh no, così non va bene! o meraviglia: eh, che bella casa!

- ehi → si usa per richiamare l’attenzione: ehi, c’è nessuno in casa?, o con tono di rimprovero: ehi, come ti permetti?;

- ehm → può indicare esitazione o imbarazzo: "Ti vedo preoccupato, cos’è successo?" "Ehm, preferirei non parlarne"; oppure serve per richiamare l’attenzione: ehm, mi scusi come si arriva in stazione?;

- mah → esprime incertezza: "Ti va di andare al cinema?" "Mah, non so"; può anche esprimere amarezza o rassegnazione: mah! Non so più come comportarmi con lui!;

- magari → esprime la volontà che qualcosa avvenga: "Il prossimo fine settimana potremmo andare al mare?" "Magari!";

- mhmm → esprime dubbio, perplessità o esitazione "Potremmo andare al parco più tardi?" "Mhmm, non mi sembra il caso, sta per piovere", può anche esprimere soddisfazione per aver mangiato o all’idea di mangiare qualcosa di buono: "Ti piacciono le lasagne?" "Mhmm!";

- oh → esprime meravigia, gioia: oh, questa è proprio una bella sorpresa!, oppure dolore, sdegno: oh, che brutta storia!, può anche servire da richiamo: oh! stai attento!;

- peccato → esprime dispiacere, rammarico: "Non siamo riusciti a vedere quel film che ci avevi consigliato" "Peccato!";

- to’ → si dice porgendo qualcosa a qualcuno: to’, prendi questa borsa!, o per esprimere meraviglia: to’, guarda chi si rivede!;

- uffa → esprime noia, impazienza, fastidio: uffa, quando finisce la lezione?;

- uhm → esprime incertezza, dubbio, perplessità: uhm, la tua idea non mi convince!

Le interiezioni improprie possono esprimere un ordine (basta!, zitto!), un’esortazione (su!, coraggio!), un giudizio di apprezzamento o di biasimo (bravo!, vergogna!), un’imprecazione (accidenti!, maledizione!), un’espressione di cortesia (auguri!, congaturazioni!).

Per capire un’interiezione è molto importante conoscere il contesto comunicativo nel quale viene espressa, perchè, come avrete notato, una singola interiezione può avere significati diversi a seconda dell’intonazione con cui viene pronunciata e dal contesto in cui è inserita.

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