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mercoledì, ottobre 01, 2008

AMICI MIEI ATTO III


AMICI MIEI ATTO III



Gli sceneggiatori sono gli stessi ma secondo la critica il risultato non riesce ad essere all'altezza dei precedenti episodi, girati da Mario Monicelli. Lo schema comico strutturato sulla sequenza degli scherzi e delle beffe risulta ormai logoro e ripetitivo. La confezione generale del film è scialba ed incolore, sebbene qualche trovata strappi ancora un sorriso allo spettatore. Il Morandini in particolare scrive che «lo scarto con gli altri due è netto, i risultati sono deludenti, qua e là deplorevoli. Il difetto è nel manico, cioè nella sceneggiatura.» Le prestazioni artistiche dei protagonisti sono considerate eccellenti, ma darebbero vita solo a delle copie patetiche dei personaggi dei primi due episodi, perdendo gran parte del loro carattere principale.
Gli amici questa volta sono rimasti in quattro (Il Perozzi non compare nel film) e appaiono decisamente invecchiati ma sempre impegnati nel loro passatempo preferito: le zingarate.

Teatro delle loro imprese diviene una esclusiva casa di riposo per vecchi facoltosi, dove viene ricoverato il Conte Mascetti su iniziativa dei suoi stessi amici.

Viene ancora una volta sottolineato il valore dell'amicizia, che travalica il censo ed il ceto sociale dei quattro amici: infatti il conte Mascetti (Ugo Tognazzi) dopo la morte della moglie, che sembra in realtà avergli dato nuovo spirito, come dice anche il Necchi (Renzo Montagnani) nella scena che apre il film, viene "adottato" dagli altri tre compari che gli pagano la salata retta alla clinica privata per anziani, ospitata in una fastosa villa ottocentesca. La villa è anche il luogo in cui i quattro si ritrovano, e che diventa il "palcoscenico" delle loro scorribande senili.

Il terzo atto della saga si conclude con il professor Sassaroli che vende la sua clinica e compra la casa di riposo nella quale intanto si erano fatti ricoverare anche il Melandri e il Necchi. Alla sera non sapendo che fare, i quattro si recano alla stazione per "salutare" tutti coloro che partono, ma a causa della vecchiaia sono loro ad esser presi a ceffoni dai passeggeri non più vittime. Protagonista della scena ultima è il genio del Mascetti che sopperisce all'impossibilità di saltare e dare ceffoni ai passeggeri con una pompetta riempita con inchiostro che vuole forse essere un invito a non darsi mai per vinti.

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