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venerdì, aprile 25, 2008

biografia - bruno munari


biografia - bruno munari

Posted by natashalardera


Da wikipedia
Biografia

Nato a Milano, Bruno Munari passò l'infanzia e l'adolescenza a Badia Polesine. Nel 1925 tornò a Milano per lavorare con lo zio ingegnere. Nel 1927 cominciò a frequentare Marinetti e il movimento futurista, esponendo con loro in varie mostre. Tre anni dopo si associò con Riccardo Castagnetti (Ricas), con cui lavorò come grafico fino al 1938. Nel 1930 realizzò quello che può essere considerato uno dei primi mobile della storia dell'arte, noto con il nome di macchina aerea (fotografia) e che Munari ripropose nel 1972 in un multiplo a tiratura 10 esemplari per le edizioni Danese di Milano. Nel 1933 proseguì la ricerca di opere d'arte in movimento con le macchine inutili (fotografia), oggetti appesi, dove tutti gli elementi sono in rapporto armonico tra loro, per misure, forme, pesi. Durante un viaggio a Parigi, nel 1933, incontrò Louis Aragon e André Breton. Dal 1939 al 1945 lavorò come grafico presso l'editore Mondadori, e come art director della rivista Tempo, cominciando contemporaneamente a scrivere libri per l'infanzia, inizialmente pensati per il figlio Alberto. Nel 1948, insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati, fondò il Movimento Arte Concreta.

Negli anni cinquanta le sue ricerche visive lo portano a creare i negativi-positivi (fotografia), quadri astratti con i quali l'autore lascia libero lo spettatore di scegliere la forma in primo piano da quella di sfondo. Nel 1951 presenta le macchine aritmiche al Museo di Arte Moderna di Stoccolma con presentazione di Pontus Hulten. Sempre degli anni '50 sono i libri illeggibili in cui il racconto è puramente visivo. Nel 1954 utilizzando le lenti Polaroid costruisce oggetti d'arte cinetica noti come Polariscopi grazie ai quali è possibile utilizzare il fenomeno della scomposizione della luce a fini estetici. Nel 1953 presenta la ricerca il mare come artigiano recuperando oggetti lavorati dal mare, mentre nel 1955 crea il museo immaginario delle isole Eolie dove nascono le ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari, composizioni astratte al limite tra antropologia, humor e fantasia. Nel 1958 modellando i rebbi delle forchette crea un linguaggio di segni per mezzo di forchette parlanti (fotografia). Nel 1958 presenta le sculture da viaggio (fotografia) che sono una rivisitazione rivoluzionaria del concetto di scultura, non più monumentale ma da viaggio, a disposizione dei nuovi nomadi del mondo globalizzato di oggi. Nel 1959 crea i fossili del 2000 che con vena umoristica fanno riflettere sull'obsolescenza della tecnologia moderna.

Negli anni sessanta diventano sempre più frequenti i viaggi in Giappone, verso la cui cultura Munari sente un'affinità crescente, trovandovi precisi riscontri al suo interesse per lo spirito zen, l'asimmetria, il design ed il packaging della tradizione giapponese. Nel 1965 a Tokyo progetta una fontana a 5 gocce che cadono in modo casuale in punti prefissati, generando una intersezione di onde, i cui suoni, raccolti da microfoni posti sott'acqua, vengono riproposti amplificati nella piazza che ospita l'installazione.

Negli anni '60 si dedica: alle opere seriali con realizzazioni come aconà biconbì, sfere doppie, nove sfere in colonna, tetracono (1961-1965) o flexy (1968); alle sperimentazioni cinematografiche con i film i colori della luce (musiche di Luciano Berio), inox, moire (musiche di Pietro Grossi), tempo nel tempo, scacco matto, sulle scale mobili (1963-64); alle sperimentazioni visive con la macchina fotocopiatrice (1964); alle performance con l'azione far vedere l'aria (Como, 1968).

Nel 1974 esplora le possibilità frattali della curva che prende il nome del matematico italiano Giuseppe Peano, curva che Munari riempie di colori a scopi puramente estetici (fotografia).

Nel 1977, a coronamento del dell'interesse costante verso il mondo dell'infanzia, crea il primo laboratorio per bambini in un museo, presso la Pinacoteca di Brera a Milano.

Negli anni '80 e '90 la sua creatività non si esaurisce e realizza diversi cicli di opere: le sculture filipesi (1981), le costruzioni grafiche dei nomi di amici e collezionisti (dal 1982) (fotografia), i rotori (1989), le strutture alta tensione (1990), le grandi sculture in acciaio corten esposte sul lungomare di Napoli, Cesenatico, Riva del Garda, Cantù, i xeroritratti (1991) (fotografia), gli ideogrammi materici alberi (1993).

Dopo vari e importanti riconoscimenti in onore della sua attività vastissima, Munari realizzò la sua ultima opera pochi mesi prima di morire a 91 anni nella sua città natale.

Arti visive

La vulcanica produzione "artistica" in senso stretto di Munari, apparsa in più di 200 mostre personali e 400 mostre collettive, è un pout-pourri di tecniche, metodi e forme.

Negli anni del fascismo, Munari lavorò principalmente come grafico nel campo del giornalismo, realizzando le copertine di diverse riviste: nel frattempo, espose con i futuristi alcuni dipinti, dedicandosi a opere via via meno convenzionali, come la "macchina aerea" (1930), la "tavola tattile" (1931), le "macchine inutili" (1933), i collage (1936), il mosaico per la Triennale di Milano (1936), le strutture con elementi oscillanti (1940).

Negli anni '40 e '50, cominciò a delineare alcune linee guida della sua esplorazione:
l'arte cinetica ("Ora X" del 1945 è probabilmente la prima opera cinetica nella storia dell'arte)
l'arte concreta (i "Negativi positivi" a partire dal 1948)
la luce (le fotografie del 1950, gli esperimenti con luce polarizzata del 1954)
la natura e il caso ("Oggetti trovati" del 1951, "Il mare come artigiano" del 1953)
il gioco (i "Giocattoli d'artista" del 1952)
gli oggetti immaginari (le "Scritture illeggibili di popoli sconosciuti", del 1947, il "Museo immaginario delle isole Eolie" a Panarea del 1955, le "Forchette parlanti" del 1958, i "Fossili del 2000" del 1959)

Nel 1949 iniziò a realizzare i "libri illeggibili", a metà fra editoria e arte visiva, in cui esplorò le possibilità materiche, visive e tipografiche del libro (la serie continuò fino al 1988), mentre del 1954 è la sua fontana per la Biennale di Venezia.

Negli anni '60, grazie all'adozione di tutte le nuove tecnologie disponibili al grande pubblico (proiettori, fotocopiatrici, cineprese), l'attività artistica di Munari divenne un'enciclopedia dell'arte fai-da-te, dove ogni opera conteneva l'implicito messaggio per l'osservatore "prova anche tu": xerografie, studi sul movimento, fontane, strutture flessibili, illusioni ottiche, film sperimentali ("I colori nella luce", del 1963, comprendeva musiche di Luciano Berio). Nel 1962 organizzò la prima esposizione di arte programmata, presso il negozio Olivetti di Milano.

Durante gli anni '70, dato il maggiore interesse rivolto alla didattica vera e propria e alla scrittura, la produzione artistica in senso stretto si andò diradando, per riprendere solo alla fine del decennio. Nel 1979 realizzò uno spettacolo di luce per il Teatro comunale di Firenze.

Negli anni '80 e '90 Munari prosegue nell'esplorazione creativa con gli "olii su tela" (del 1980 e riproposti con una sala personale alla Biennale di Venezia nel 1986) (fotografia), le sculture "filipesi" nel 1981, i "rotori" nel 1989 e le sculture "alta tensione" del 1990-91 (fotografia), gli ideogrammi materici "alberi" del 1993.

Nelle ultime opere si va accentuando la dimensione privata, che ha un riscontro parallelo nella vasta produzione di libri a tiratura limitata stampati con Maurizio Corraini per amici e bibliofili.
Design industriale


Come libero professionista, Munari ha disegnato dal 1935 al 1992 diverse decine di oggetti d'arredamento (tavoli, poltrone, librerie, lampade, posacenere, carrelli, mobili combinabili, ecc.), la maggior parte dei quali per Bruno Danese Sito Danese. E proprio nel campo del disegno industriale Munari ha creato i suoi oggetti di più grande successo, come il giocattolo scimmia Zizi (1953) (fotografia), la "scultura da viaggio" pieghevole, per ricreare un ambiente estetico familiare nelle anonime camere d'albergo (1958) (fotografia), il portapenne Maiorca e il posacenere Cubo (1958), la celebre lampada Falkland scheda (1964), l'Abitacolo (1971) e la lampada Dattilo (1978).

Oltre alla progettazione di oggetti d'arredamento, Munari realizzò anche allestimenti di vetrine (La Rinascente, 1953), abbinamenti di colori per le vernici delle automobili (Montecatini, 1954), elementi espositivi (Danese, 1960, Robots, 1980), e persino dei tessuti (Assia, 1982). A 90 anni, firmò la sua ultima opera, l'orologio "Tempo libero" Swatch, del 1997.
Libri e grafica editoriale

La produzione editoriale di Munari si estende per settant'anni, dal 1929 al 1998, e comprende libri veri e propri (saggi tecnici, poesie, manuali, libri "artistici", libri per bambini, testi scolastici), libri-opuscolo pubblicitari per varie industrie, copertine, sopraccoperte, illustrazioni, fotografie. In tutte le sue opere, è presente un forte impulso sperimentale, che lo spinge a esplorare forme insolite e innovative a partire dall'impaginazione, dai Libri illeggibili senza testo, all'ipertesto ante litteram di opere divulgative come il famoso Artista e designer (1971). Alla sua vasta produzione come autore vanno aggiunte infine le numerose copertine e illustrazioni per libri di Gianni Rodari, Nico Orengo e altri.

Per valutare l'impatto che l'opera di progettazione di Munari ha avuto sull'immagine della cultura in Italia, si può prendere ad esempio l'opera per l'editore Einaudi. Munari realizzò con Max Huber tra il 1962 e il 1972 la grafica delle collane Piccola Biblioteca (con il quadrato colorato in alto), Nuova Universale (con le strisce orizzontali rosse), Collezione di poesia (con i versi su fondo bianco in copertina), Nuovo Politecnico (con il quadrato rosso centrale), Paperbacks (con il quadrato blu centrale), Letteratura, Centopagine, e delle opere in più volumi (Storia d'Italia, Enciclopedia, Letteratura italiana, Storia dell'arte italiana). Tra le altre realizzazioni grafiche di grande successo, si ricordano la Nuova Biblioteca di Cultura e le Opere di Marx-Engels per Editori Riuniti, e due collane di saggi per Bompiani.
Giochi e laboratori
Le costruzioni in legno "Scatola di architettura" per Castelletti (1945)
I giocattoli Gatto Meo (1949) e Scimmietta Zizì (1953) per Pirelli
Dal 1959 al 1976, svariati giochi per Danese (Proiezioni dirette, ABC, Labirinto, Più e meno, Metti le foglie, Strutture, Trasformazioni, Dillo coi segni Immagini della realtà)
Primo laboratorio per bambini all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano (1977)
Laboratorio "Giocare con l'arte" al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza (1981)
I laboratori per bambini del Kodomo no shiro (Castello dei bambini) di Tokyo (1985)
Il "Libro letto", trapunta scritta che è sia libro che letto (1993) per Interflex
Premi e riconoscimenti
Premio "Compasso d'Oro" dell'Associazione per il Disegno Industriale (1954, 1955, 1979)
Medaglia d'oro della Triennale di Milano per i libri illeggibili (1957)
Premio Andersen come miglior autore per l'infanzia (1974)
Menzione onorevole dell'Accademia delle Scienze di New York (1974)
Premio grafico Fiera di Bologna per l'infanzia (1984)
Premio della Japan Design Foundation, "per l'intenso valore umano del suo design" (1985)
Premio Lego "per il suo eccezionale contributo allo sviluppo della creatività nei bambini" (1986)
Premio dell'Accademia dei Lincei "per l'attività grafica" (1988)
Premio "Spiel Gut" di Ulm (1971, 1973, 1987)
Laurea honoris causa in architettura dall'Università di Genova (1989)
Socio Onorario dell'Accademia di Belle Arti di Brera - Premio Marconi (1992)
Cavaliere di Gran Croce (1994)
"Compasso d'oro" alla carriera (1995)
Membro onorario della Harvard University




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