giovedì, marzo 12, 2009

Il razzismo

Il razzismo



Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog,

oggi affrontiamo un argomento di grande attualità:

il razzismo. L’argomento è presentato come

un dialogo all’interno di una classe di stranieri.

Spero che, le diverse idee e i diversi punti di vista

possano essere utili per alcune riflessioni personali

e per condividere un cammino che accumuna

tutti i popoli e le razze del nostro pianeta.

Purtroppo sono molto diffusi atteggiamenti xenofobi

o che rasentano il razzismo, anche se attuati solo da una minoranza.





Professore: Buon giorno ragazzi,

come state? Siete stanchi?

Avete bisogno di due minuti di pausa tra una lezione e l’altra?


Bene, vedo che siete pronti. Allora affronteremo l’argomento odierno.

Oggi parleremo del razzismo.

Che cosa è il razzismo secondo voi?

Su coraggio, non abbiate paura.

Ricordate che in classe, se non parlate, perdete un’occasione.



Frank: Il razzismo per me è quando due persone o gruppi di persone non vanno d’accordo!



Mark: Per me il razzismo è paura e ignoranza!



Ismil: Il razzismo c’è quando si è troppi in poco spazio!



Joy: Il razzismo c’è quando, invece della curiosità di conoscere,

subentra la diffidenza

e l’arrogante convinzione di essere superiori alle altre persone.



Professore: Bene, ragazzi, bravi.

Il razzismo in molti casi non ha niente a che fare con la razza.

In Italia esistono atteggiamenti razzisti verso gli stessi connazionali,

per esempio tra cittadini del nord e del sud del nostro Paese.

Come se qualche chilometro di distanza potesse rendere

qualcuno superiore o inferiore! La domanda che vi faccio è la seguente:

come si pu?

abbattere, secondo voi, il razzismo

e il sentimento di odio che lo accompagna?



(I ragazzi rimangono per un po’ in silenzio)



Mahlt: Ballando tutti insieme? (Risata generale)



Professore: Buona idea, Mahlt. Bisogna scegliere per?

una musica che piaccia a tutti.

Non credi? Certo, non c’è un una bacchetta magica contro il razzismo,

ma di sicuro la cultura è utile per comprendere

alcuni aspetti del fenomeno e abbattere i sentimenti che lo accompagnano.

Lo studio delle lingue è fondamentale per abituare al diverso,

per imparare a conoscere.

Bisogna scoprire che nel prossimo non si nasconde

un nemico ma anche un possibile amico.

Sapevate che è difficile che chi conosce più lingue covi sentimenti di razzismo?

Maggiore è la nostra cultura, maggiore

è la capacità di comunicare con chi è diverso da noi:

il razzismo invece è una chiara dimostrazione di ignoranza.

Si è constatato che chi è intollerante

nei confronti degli stranieri raramente conosce

un’altra lingua o ha viaggiato nel mondo.

Non conosce neanche bene le persone che dice di odiare!


Bisogna abituarci al diverso.

Le famiglie e la scuola devono

insegnare ai ragazzi come vedere il prossimo con curiosità.

I confini non sono solo da difendere, ma anche da scavalcare,

per conoscere il resto del mondo.



Shrank: Ma bisogna essere nazionalisti oggi!

Bisogna proteggere la propria terra:

troppi immigrati ci minacciano.



Professore: Carissimo Shrank, non bisogna essere nazionalisti ma patriottici.

Cioè bisogna giustamente amare la propria patria e la propria cultura.

Ma non per questo bisogna disprezzare gli altri.


Non dobbiamo difendere la nostra patria solo con le armi,

ma dobbiamo anche costruire un’immagine positiva del nostro Paese.

L’ospitalità e la gentilezza verso gli stranieri distinguono i popoli più civili.


Questo non vuol dire essere indulgenti verso chi si comporta male.

I criminali vanno fermati e puniti, siano italiani o stranieri.

Ma non è giusto attribuire a un intero popolo

le responsabilità penali che riguardano

solo la persona che commette un reato.


Amare la propria patria non significa aggredire tutti gli stranieri,

anzi al contrario questo atteggiamento provoca il discredito della nostra nazione.

Amare la propria patria significa innanzitutto essere onesti,

aiutare il prossimo, non inquinare l’ambiente,

studiare per poi contribuire con il proprio lavoro al benessere collettivo.



Sandry: Professore, se studi e poi viene un’altra persona a prendere il tuo lavoro?


Professore: Se sei veramente preparato bene,

potresti essere proprio tu a lasciare l’Italia per andare a guadagnare di più altrove…


La cosa ridicola è che, nell’ultimo secolo,

moltissimi italiani sono andati "a rubare lavoro"

all’estero e adesso invece si lamentano se gli altri vengono qui.

Il vero problema è la disparità di ricchezza tra i diversi Paesi.

Quando l’Italia era più povera,

milioni di nostri connazionali sono andati a cercare lavoro all’estero.

Nessun altro popolo ha avuto nel Novecento

tanti emigranti quanti quello italiano.

Gli italiani poveri andavano in Germania

o negli Stati uniti a fare i lavori più umili

che i cittadini di quei Paesi non volevano più fare.


Adesso, invece l’Italia è più ricca di nazioni dell’Africa,

dell’Asia, dell’America del sud o dell’Europa dell’est.

Quindi le persone di quei Paesi possono

sperare di guadagnare molti più soldi in Italia,

rispetto a quello che prenderebbero da loro.

La povertà e la voglia di benessere

li spingono a lasciare la loro patria e ad andare all’estero.

Finché vi sono queste differenze economiche,

sarà molto difficile contenere l’esodo di queste persone.


Intanto, bisogna controllare i flussi migratori

e soprattutto evitare l’ingresso di clandestini:

spesso questi sono sfruttati in condizioni disumane,

con lavoro nero e senza alcuna garanzia.

Lo stipendio di un lavoratore clandestino

è molto minore di un quello di un italiano

o di uno straniero messi in regola con contratto.

Per evitare la continua entrata illegale

di persone bisogna punire anche chi offre

lavoro ai clandestini,

con controlli nelle aziende che speculano

sulla manodopera in nero e cos?

si avvantaggiano rispetto alle aziende oneste.

Inoltre, proprio trai clandestini si nascondono i peggiori criminali,

che stanno terrorizzando gli italiani con furti, violenze e stupri.


In questo periodo di crisi economica,

non dobbiamo diventare un paese razzista e chiuso:

cos?

ci attenderebbe un futuro fatto di odio

e ignoranza. Invece,

ci possiamo riprendere economicamente



solo se investiamo nella cultura e nella scuola.



Ora rispondi alle seguenti domande!


Che cosa è per te il razzismo?


Come si pu? risolvere la paura del diverso?


Sei mai stato vittima di razzismo?


Pensi che l’Italia sia un Paese razzista? Perché?


Cosa si pensa nel tuo Paese di origine degli stranieri?

Come vengono accolti?


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