Dizionario dei Proverbi - Astuzia, Inganno
A gatto vecchio dàgli il topo giovane.
A gatto vecchio, sorcio tenerello.
L'astuto cerca il balordo. Anco le volpi vecchie si pigliano (o rimangono al laccio)--eAnco le civette impaniano. A' sottili cascan le brache. Bel giuoco di parola; anzi bel modo di porre in immagine la parola figurata: E quel sottil ravignan patrizio / Sì di frodi perito ecc. (MONTI). A volte caccia chi non minaccia.Bisogna far lo sciocco per non pagar il sale (ovvero il minchione per non pagar gabella).
Prima furbizie è il non parere furbo: il contadino che passa la porta, quando ha roba sotto che vuol nascondere, se ne va dinoccolato e tentennoni, sperando così, meglio passare d'occhio ai gabellieri. Bisogna pelar la quaglia (o la gazza) senza farla stridere-- ovvero Non pelar tanto la gallina che strilli--eBuona quella lima che doma il ferro senza strepito.
Buone parole e cattivi fatti, ingannano savi e matti--e Da' buone parole e friggi. Chi cerca fare impiastro, sa dove lo vuol porre.Chi fa una trappola, ne sa tender cento--e
Chi ha rubato la vacca può rubare il vitello. Chi ha accordato l'oste, può andare a dormire--e Placato il cane, facile è rubare.Chi s'abbia con doni o per altri modi assicurato il favore di quella persona che può dare impaccio a' suoi disegni, ha (come si dice) accomodato il fornaio.
Chi ha a dar, domanda.Chi non sa fingersi amico, non sa essere nemico.
Chi non sa fingere, non sa regnare--e
Il finger non è difetto, e chi finger non sa non è perfetto. Chi non inganna, non guadagna--e Con arte e con inganno, si vive mezzo l'anno; con inganno e con arte, si vive l'altra parte. Chi tiene il piede in due staffe, spesso si trova fuora.Chi va per uccellar resta impaniato--e
L'ingannato è chi inganna--eL'inganno va a casa dell'ingannatore--e
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La vipera (o la biscia) morde il ciarlatano (ovvero si rivolta al ciarlatano).
Chi vuol fare onore all'amico, ciccia di troja e legna di fico. Chi dice di voler fare onore all'amico per lo più lo inganna e lo fa star male. La carne di troja è quella che cuoce più tardi di tutte, e le legna di fico son quelle che fanno il fuoco più leggiero e lento e che arriva poco. Con la volpe convien volpeggiare. I Latini dicevano:<Dove manca l'inganno, ivi finisce il danno.
Dove non basta la pelle del leone, bisogna attaccarvi quella della volpe.
È meglio prendere che esser presi.
Furbo, vuol dir minchione.
Il consiglio del traditore è come la semplicità della volpe.
Il Diavolo dove non può mettere il capo vi mette la coda.
Il Diavolo è sottile, e fila grosso.
Il mal del traditore ne va col pelo.
Il mondo è di chi lo sa canzonare.
I pastori per rubare le pecore si mettono nome lupi.
Il tordo si fa la pania da sé stesso.
La gatta caro vende, e il cavallo mezzo dona.
C'era una volta un uomo molto ricco, il quale venendo a morte, volle far testamento; e da buon cristiano che egli era, provvide per l'anima sua, che il cappellano avesse materia di ricordarsi di lui; volendo che fosse venduto un cavallo che teneva in stalla, e dei denari fosse fatta limosina al detto cappellano. L'erede che era un villano, non contento del molto che aveva avuto, pensò di attaccare una gatta al piè del cavallo, e così, guidare l'uno e l'altra al mercato, e uno non vendere senza l'altra; sicché, molti accostandosi per comprare il bellissimo cavallo, il mal villano li volgeva alla gatta dicendo loro che non vendeva l'uno senza l'altra, e che voleva cento scudi della gatta, e dieci del cavallo; gli uomini per desiderio di questo, comprarono anche quella; onde il villano gabbando la sua coscienza e il testatore, fece limosina del cavallo al cappellano Da questa novella ebbe origine il proverbio. (GOTTI). L'amore, l'inganno e il bisogno insegnano la rettorica.La volpe in vicinato non fa mai danno.
Molto sa il topo, ma però più il gatto.
Non è traditore senza sospetto.
Occhio con occhio fa mal riscontro--e
Tra corsale e corsale non si guadagna se non barili vuoti--eTra furbo e furbo mai non si camuffa--e
Grattugia con grattugia non guadagna,
disse il Pulci a proposito di due malvagi, anzi di due diavoli i quali non potevano farla bene insieme, né l'uno guadagnare su l'altro;--e
In casa de' ladri non ci si ruba--e
In casa de' sonatori non ci si balla--e
Un diavolo conosce (o gastiga) l'altro--e
Tanto sa altri quanto altri.
Per conoscere un furbo ci vuole un furbo e mezzo.Quando la volpe predica, guardatevi, galline--e
Consiglio di volpi, tribolo di galline--eQuando le volpi si consigliano, bisogna chiudere il pollajo.
Che suole dirsi particolarmente delle donne.
Quel che è fatto è reso.Se il serpente non mangiasse del serpente, non si farebbe drago.
Se se n'avvede me l'abbo, se non se n'avvede me la gabbo.
Si batte la sella per non battere il cavallo--e
Chi non può dare all'asino, dà al basto.Chi non se la può pigliare con chi e' vorrebbe, se la piglia con chi e' può.
Sottil filo cuce bene.Tradimento piace assai, traditor non piacque mai.
Tutte le volpi alla fine si riveggono in pellicceria--e
In pellicceria ci vanno più pelli di volpe che d'asino.Perché i furbi al serrare de' conti capitano peggio degi sciocchi.
Val più aver due soldi di minchione che di molti: bravo. Cioè torna più conto passar da minchione che avere plausi donde esce invidia. (Vedi: Frode, ecc.)AvariziaAll'avaro accade come allo smeriglio.
Lo smeriglio è piccolo uccello di rapina, il quale, spesso, mentre insidia a uccelli rninori di lui, viene sopraggiunto da altro maggiore, che gli toglie la preda e la vita. (SERDONATI.) Chi accumula e altro ben non fa, sparagna il pane e all'inferno va.Chi per sé raguna, per altri sparpaglia--e
A padre avaro (o cupido) figliuol prodigo. Chi serba, serba al gatto. (VediIllustrazione III). Chi sparagna, vien la gatta e glielo magna.Chi serba, Dio non gli dà.
Chi si mette a stentare, stenta sempre.
Chi troppo insacca squarcia la sacca.
Denaro sepolto non fa guadagno--e
Il vin nel fiasco non cava la sete di corpo. De' vizi è regina l'avarizia.Dio ha dato per penitenza all'avaro che né del poco né dell'assai si contenti.
È gran pazzia il viver poco per morir ricco.
Viver poco vale stentare. È meglio un dolor di tasca che di cuore.I danari servono al povero di beneficio, e all'avaro di supplicio.
I danari son fatti per ispendere.
La roba è fatta per i bisogni.
L'avarizia è scuola d'ogni vizio.
L'avarizia fa stentare gli altri vizi.
L'avaro è come il porco, che è buono dopo morto.
L'avaro è come l'idropico; quanto più beve, più ha sete.
L'avaro è procuratore de' suoi beni, e non signore.
L'avaro non fa mai bene, se non quando tira le calze.
<L'avaro più che possiede più è mendico.
L'avaro spende più che il liberale.
L'ultimo vestito ce lo fanno senza tasche.
Di là non si porta nulla. Masseria, masseria, viene il Diavolo e portala via.Molti fanno prima la roba e poi la coscienza.
Nella cassa dell'avaro, il diavolo vi giace dentro.
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