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sabato, novembre 07, 2009

VENDEMMIA 2.0



Bacco

“Nunc est bibendum”, in tempo di vendemmia propongo un abbinamento insolito tra vino e l’italiano per stranieri, a cui aggiungerò un po’ di Facebook o altre reti in circolazione.

Per non ingarbugliarmi su un tema così anomalo, tenteró di procedere con ordine.

Com’è che mi sono interessata di bottiglie?

Devo confessare, innanzitutto, di non saperne granchè di vini e liquori, ci sono capitata per caso alla fine dei corsi in giugno, quando l’ultimo giorno di lezione un alunno, titolare di un’agenzia di pubblicità, mi aveva chiesto di parlare di questo tema che lo appassionava. Alla fine delle lezioni ci aveva fatto degustare uno dei suoi vini del Priorat, una zona vinicola della Catalogna. Ho dovuto promettergli di preparare qualcosa sulla cultura del vino, ma come affrontare un argomento su cui sono a digiuno? Mi sono messa nei panni degli alunni, visto che ne so quanto loro, iniziando una breve ricerca che mi ha aperto le porte di un campo, anzi un vitigno infinito. Primo problema: da che parte cominciare. È cruciale una scelta oculata del materiale (autentico o rifabbricato dall’insegnante), altrimenti si dovrebbe aprire un corso soltanto su questo argomento!

A questo punto vorrei condividere quello che ho trovato e che proporrei in classe.

Si potrebbe cominciare con un’introduzione ai vini italiani, un approccio iniziale un po’ scontato, ma necessario. Mi riferisco a una breve introduzione, dato che in Italia non c’è regione che non abbia i suoi vitigni. Su Internet c’è Viniamo.it, un sito di vini su cui gli studenti navigheranno volentieri, perché è facile da usare, basta passare il cursore sulle bottiglie della pagina principale. Attenzione, il caricamento all’inizio è un po’ lento, ma poi per ogni bottiglia appare la scheda informativa della sua provenienza geografica, la denominazione, la tipologia, i produttori e il prezzo. Nelle schede si leggono riferimenti anche al lessico dei colori, la frutta o dei cibi, ma la loro funzione non è soltanto informativa. Questi testi infatti suscitano una certa sorpresa a causa di una caratteristica linguistica particolare, per gli accostamenti inusuali aggettivo-sostantivo che ne incrementano la resa espressiva. Ecco un esempio:

Negroamaro di Puglia: Anche il suo nome va assaporato piano piano. Di sicuro l’ha fatto il famoso gruppo musicale salentino: i Negramaro. Dice il sommelier:

colorato di rosso porpora, dai riflessi nero violacei. Il profumo è intenso e persistente, fruttato, con sentori di ribes nero e frutti di bosco, speziato, con note di timo. In bocca si rivela vino di grande corpo, vellutato e armonico, con finale lungo e sapido.
Negroamaro di Puglia si abbina bene a primi piatti robusti, ai secondi a base di carni rosse e bianche e ai formaggi stagionati.Si consiglia di servire il vino a temperatura ambiente (16°-18°).

Quasi quasi vien voglia di provarlo.

Leggendo la descrizione di un bianco che si chiama “Pigato” mi sono imbattuta in una curiosa analogia lessicale tra il ligure e il catalano:

Il nome dell’uva pigato potrebbe derivare dal dialetto ligure “pigau”, ossia punteggiato, perché i grappoli, colti molto maturi, hanno gli acini cosparsi da piccole macchie color marrone che in dialetto vengono chiamate “pighe”.

In catalano “piga” significa lentiggine, neo, macchia della pelle. Quale sarà l’etimologia del catalano “piga”? Ce lo devono spiegare i nostri studenti ;-)

Per questi testi di tipo informativo, descrittivo e argomentativo ogni insegnante deciderà quali esercizi proporre secondo il profilo della classe.

Questa è la prima parte del post, nel prossimo continuerò a ragionare di vini e social media.

CIN CIN! %-}


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